La teoria delle relazioni oggettuali di Winnicott

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Secondo Winnicott l’esperienza del bambino nei primi mesi di vita costituisce il fondamento per un sano sviluppo. Winnicott infatti parla di “madre sufficientemente buona” (Com’è una madre sufficientemente buona?) poiché ritiene che sia l’ambiente fornito dalla madre ad essere fondamentale per la crescita e il sostegno del sé del bambino.

Ad essere cruciali non sono solo il nutrimento e il soddisfacimento dei bisogni del bambino ma anche l’amore e le gratificazioni sotto il profilo emotivo ed affettivo.

Secondo Winnicott la madre buona è una madre dotata di “preoccupazione materna primaria”. Questo tipo di preoccupazione (positiva sia per la madre che per il bambino) permette alla mamma di rispondere prontamente alle necessità e ai bisogni del piccolo.

Quindi, la madre buona capisce tempestivamente quali sono le esigenze del bambino e risponde nei tempi giusti. Allo stesso tempo però c’è da precisare che la madre buona sa anche quando è il caso di mollare un po’ la presa e lasciare al bambino delle piccole frustrazioni. Questo occorre per creare nel bambino la “disillusione”. Quindi, il bambino non deve trovarsi in una condizione di totale onnipotenza. In questo modo la madre favorisce nel bambino la formazione del vero sé.

La madre che invece non sa rispondere alle esigenze e alle richieste fondamentali del neonato blocca la crescita psichica del piccolo creando un forte disagio e problematiche nella vita futura. Quando la madre è una “madre non sufficientemente buona” nella vita psichica del bambino si crea un arresto della crescita e si apre la strada alla formazione di un falso sé, nella visione di Winicott.

Il fallimento dell’accudimento materno che si protrae per lungo periodo non permette al bambino di sviluppare la continuità dell’essere e la forza dell’io. Il falso sé si costruisce come una strutturazione difensiva del vero sé che deve proteggere. Winnicott così scrive: “il falso sé è totalmente inconscio e può corrispondere ad una vita assolutamente normale, anche se accompagnata da sensazioni di irrealtà, di futilità e da sentimenti di vuoto e di noia…”

Il falso sé compiacente spesso viene scambiato per la personalità vera ed autentica, ossia il vero sé. Quando questo falso sé prende il sopravvento può creare disagi così forti che può esservi la necessità di un’azione di tipo psicoterapeutico da parte di uno specialista del settore.

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Pubblicato da Silvana Santospirito

Temi e teorie interessanti di ambito psicologico.

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