La teoria del linguaggio di Lev Semenovic Vygotskij

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La teoria del linguaggio di Lev Semenovic Vygotskij

Il linguaggio è considerato da Vygotskij lo strumento psicologico più importante, poiché esso è fondamentale per lo sviluppo della vita sociale e per la mediazione tra persone e di conseguenza per l’interiorizzazione della cultura. Il linguaggio del bambino in età prescolare ha una funzione sociale e comunicativa, in seguito, accanto alla funzione sociale, il linguaggio comincia a svolgere una funzione intrapsichica e si trasforma gradualmente in linguaggio interiore o pensiero verbale. Prima di diventare interiore, il linguaggio attraversa una fase egocentrica, ovvero consiste soprattutto in un parlare a se stessi.

Durante lo svolgimento di un’attività, il bambino commenta ad alta voce le sue azioni, successivamente questo linguaggio diventa completamente interiorizzato. Dunque secondo Vygotskij sia il linguaggio egocentrico che il linguaggio interiore, sono strumenti del pensiero ed il linguaggio funziona da un lato come strumento di comunicazione e scambio sociale, dall’altro si interiorizza e diventa uno strumento del pensiero.

3.3 Linguaggio e uso di strumenti

Vygotskij studia con particolare attenzione la natura del rapporto tra l’uso di strumenti e lo sviluppo del linguaggio, infatti secondo la sua teoria “il momento più significativo nel corso dello sviluppo intellettuale che dà vita alle forme puramente umane dell’intelligenza pratica e astratta avviene quando linguaggio e attività pratica, due linee di sviluppo che precedentemente erano del tutto indipendenti, convergono”[1]. Vygotskij dunque osserva il comportamento dei bambini mentre agiscono e si accorge che è necessario per i bambini parlare durante le loro azioni.

Nel corso dei suoi esperimenti Vygotskij si rende conto che il parlare del bambino è così importante quanto il ruolo dell’azione per ottenere il risultato e che più complessa è l’azione e maggiore è l’importanza del linguaggio[2]. Quindi da queste affermazioni Vygotskij deduce che la capacità specificamente umana di parlare rende i bambini in grado di: fornirsi di strumenti ausiliari per la soluzione di compiti difficili, superare l’azione impulsiva, pianificare una soluzione a un problema prima della sua esecuzione, padroneggiare il proprio comportamento[3].

3.4 Linguaggio e percezione

Secondo Vygotskij la percezione, le operazioni sensomotorie e l’attenzione sono influenzate dal legame tra uso di strumenti e linguaggio e che l’intero processo di problemsolving è determinato essenzialmente dalla percezione. Vygotskij considera tutte le forme di percezioni naturali come dipendenti dalla struttura del campo sensoriale. Inoltre per spiegare in che modo si sviluppa la percezioni infantile, prende in considerazione alcuni esperimenti condotti da Binet e analizzati in modo dettagliato da Stern [Binet, 1890; Stern, 1914].

Entrambi gli autori sostengono che il modo in cui i bambini piccoli descrivono le figure è diverso a seconda degli stadi di sviluppo in cui si trovano: un bambino di due anni descrive separatamente gli oggetti all’interno della figura, mentre un bambino più grande descrive le relazioni tra le diverse immagini presenti nella figura.

Vygotskij conduce poi un ulteriore esperimento, facendo descrivere ai bambini le figure usando la pantomima invece del linguaggio: in questo modo anche bambini di due anni nello stadio degli oggetti separati, hanno dimostrato di percepire gli aspetti dinamici della figura che venivano facilmente riprodotti.

Questo ulteriore esperimento di Vygotskij dimostra che nei bambini piccoli vi è una limitatezza dello sviluppo linguistico, ovvero della percezione verbalizzata, ma non vi è una limitatezza della abilità percettive vere e proprie. Secondo Vygotskij quindi man mano che il bambino cresce ed il linguaggio si arricchisce, acquistando nuove funzioni, egli diventa capace di conseguire forme ancora più complesse di percezione cognitiva.

3.5 Il pensiero e l’attività del ricordare

Secondo Vygotskij man mano che il bambino cresce, le attività del ricordare cambiano. “La memoria dei bambini più grandi non solo è diversa dalla memoria dei bambini più piccoli, ma ha anche un ruolo diverso nell’attività cognitiva del bambino più grande”[4]. Nella prima infanzia la memoria ha una funzione psichica centrale, infatti, secondo le analisi di Vygotskij, il pensiero del bambino piccolo dipende sotto molto aspetti dalla sua memoria e di conseguenza per lui il pensare significa ricordare. Quindi, da queste considerazioni, possiamo comprendere l’importanza che per Vygotskij riveste la memoria nei primi stadi dello sviluppo cognitivo.

Tuttavia, durante la crescita e quindi durante lo sviluppo, avvengono delle trasformazioni, specialmente nel corso dell’adolescenza. Secondo le indagini di Vygotskij verso la fine dell’infanzia “le relazioni interfunzionali che coinvolgono la memoria invertono la loro direzione”[5]. Dunque secondo Vygotkij “per il bambino piccolo, pensare significa ricordare, ma per l’adolescente, ricordare significa pensare”[6].

[1]L.S.Vygotskij,Il processo cognitivo, Bollati Boringhieri, Torino 2018,p 43.

[2]Ibidem, p 45.

[3]Ibidem, p 49.

[4]L.S.Vygotskij,Il processo cognitivo, op. cit., p 78.

[5]Ibidem, p 79.

[6]Ivi.

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Pubblicato da Silvana Santospirito

Temi e teorie interessanti di ambito psicologico.

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