La natura secondo Plinio il Vecchio la visione del filosofo sui fenomeni naturali

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Naturalis Historia: natura buona a crudele matrigna

La fede Stoica di Plinio nella natura

Anche Plinio, come Seneca, deve gli interessi naturalistici alla propria fede Stoica nella natura, la cui complessità e varietà giustificano l’ampiezza di un’opera come la Naturalis Historia con i suoi trentasette libri. Di essi, il settimo libro è dedicato all’antropologia: nel brano introduttivo, Plinio si chiede se la natura sia stata per il genere umano una buona madre o una crudele matrigna. Tra tutti gli esseri viventi, soltanto l’uomo viene al mondo privo di difese naturali, ha bisogno di essere aiutato, sfamato, istruito: le uniche qualità che lo distinguono dagli altri animali sono la predisposizione al pianto e l’abitudine di nuocere ai propri simili.

L’opera “lamentatio vitae” di Plinio

La cosiddetta lamentatio vitae (“compianto sulla miseria umana”) è un pezzo di bravura nel quale l’autore ha elaborato le sue considerazioni in margine a buone fonti, in particolare le Tuscalanae disputationes di Cicerone, il De Rerum Natura di Lucrezio e le Consolationes di Seneca. Il pessimismo che traspare dal brano, trova nel seguito del libro riscontri tali da garantire che esso non sia solo da imputare alle fonti, ma corrisponda alle reali vedute dell’autore.

Scrive Plinio il Vecchio: “nessun mortale è felice, la natura non ha dato agli uomini nulla di più prezioso della brevità della vita, tanto che la morte improvvisa è la più grande fortuna che possa capitare; le stesse gioie che la fortuna elargisce derivano da contrarietà, così come i mali che essa procura scaturiscono da gioie straordinarie”.

Il pessimismo Pliniano

Plinio tuttavia non era un misantropo e talora appare animato, secondo i dettami dell’ortodossia stoica, da una sincera fede nella provvidenza della natura e nella posizione costruttiva dell’uomo al centro di essa. La differenza tra il pessimismo Pliniano e l’ottimismo di Cicerone e di Seneca è dunque da cercare in una sorta di reazione allo stoicismo più rigoroso, che pone la felicità in una disposizione d’animo tutta interiore, indifferente alla situazione corporea.

Dolore e mutabilità della fortuna secondo Plinio il Vecchio

Ma in quest’ambito il naturalista non poteva condividere a pieno la razionalità del filosofo: avvezzo a ricercare i fenomeni patologici, Plinio ha ricavato dalla sua stessa opera una sincera consapevolezza del dolore e della mutabilità della fortuna. Scrive Plinio: “il primo posto a buon diritto sarà attribuito all’uomo, in funzione del quale sembra che la natura abbia creato tutto il resto, ma a un prezzo elevato e crudele in cambio di doni tanto grandi, cosicché non è possibile valutare se essa sia stata per l’uomo più una madre buona o una crudele matrigna..”

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Pubblicato da Silvana Santospirito

Temi e teorie interessanti di ambito psicologico.

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