Il pensiero degli antichi sulla natura
Quale idea avevano gli antichi del concetto di natura? La consideravano una madre buona oppure un nemico? Scopriamo insieme il pensiero di alcuni filosofi del passato a riguardo..
Gli antichi avevano una duplice visione del concetto di natura, ovvero la consideravano sia come un luogo spettacolare per evadere dalle vicissitudini della vita e per nutrire anima e spirito, ma anche un motivo di faticoso lavoro e lotta per la sopravvivenza. Vi erano dunque tra gli antichi visioni estreme della natura e possiamo distinguere tra due visioni contrapposte di due grandi autori latini, ovvero Plinio il Vecchio (I secolo a. C.) e Seneca ( I secolo a. C.).
Il pensiero degli antichi sulla natura: Plinio il Vecchio
Plinio il Vecchio considerava favolose le virtù degli animali e delle piante, ma allo stesso tempo considerava la natura come un vero e proprio mistero. Il filosofo era caratterizzato da un notevole pessimismo e affermava infatti che nessun mortale era felice perché la natura non aveva dato altro all’uomo che una vita breve e dolorosa. Plinio era quindi un misantropo, non amava infatti avere rapporti sociali ed essere cordiale e credeva sinceramente nella provvidenza della natura e nella posizione dell’uomo al centro di essa. Vedeva dunque la natura come una crudele matrigna e riteneva che avesse dotato l’uomo di estrema fragilità.
La visione di Seneca
Una visione più ottimistica viene invece da Seneca. Egli considerava la natura come un luogo adatto a soddisfare i bisogni della specie umana e che ha fornito all’uomo tutto ciò che gli occorre per sopravvivere.
Secondo Seneca, non è stato imposto nulla di faticoso all’uomo da parte della natura, ma essa ha, invece, dotato l’uomo di tutto il necessario. Seneca riteneva che la natura avesse attribuito all’uomo un ruolo privilegiato rispetto agli altri esseri viventi, infatti, l’uomo è nato per cose già preparate, ma il più delle volte è l’uomo stesso a renderle difficili; già in quel secolo così lontano denunciava la cosiddetta “società dei consumi”.
L’uomo, infatti, si allontana sempre di più dalla felicità esigendo sempre nuove cose materiali; ha reso la vita difficile a se stesso desiderando cose superflue e perdendo quindi il senso della misura. Seneca considera il volere come segno di rozzezza e miseria.
L’attualità del pensiero di Seneca
Quindi Seneca è stato un pensatore molto attuale che vedeva nel lusso e nel desiderio materiale la causa dell’infelicità dell’uomo. Dunque, più che considerare la natura come crudele, denunciava il modo in cui l’uomo si rapportava ad essa, il suo desiderare continuo di nuove ricchezze e beni.
Quelle dei due antichi pensatori Plinio il Vecchio e Seneca sono, quindi, due visioni contrapposte ma fortemente interessanti che fanno riflettere su quanto i difetti dell’uomo fossero già riscontrabili in tempi così lontani.
Ascoltare le parole degli antichi può essere di grande insegnamento per avere una visuale della vita più ampia e ricca. I pensieri dei filosofi dell’antichità sono infatti fortemente significativi anche nell’epoca attuale e ci hanno lasciato un’infinità di saggezza.
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