Umberto Galimberti e il suo sorprendente parere in psicologia dell’adolescenza

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Il parere di Umberto Galimberti sulla società attuale e sui giovani

Analizziamo in questo articolo il parere e l’analisi di Umberto Galimberti, filosofo, giornalista e psicoanalista dei nostri tempi sulla nostra società e sui giovani.

Galimberti e la critica alla società odierna

Il filosofo ha un generale parere pessimistico sulla società attuale tanto da definirla età nel Nichilismo. Si parte dall’analisi delle famiglie in cui il bambino nasce e cresce e vi è una generale critica nei confronti della società odierna in cui manca il tempo materiale per stare accanto ai figli e accompagnarli nella dura sfida della crescita. Troppo presi dal lavoro, dalle faccende economiche, dagli impegni i genitori lasciano crescere i figli senza le dovute attenzioni e tutele.

Galimberti e l’adolescenza

A partire dall’adolescenza, secondo il filosofo, i giovani si trovano in grande difficoltà per svariate motivazioni; innanzitutto in questa fase della vita non è ancora stata raggiunta la piena maturazione e il controllo degli impulsi; i lobi frontali soltanto all’età di 20 anni raggiungeranno il pieno sviluppo e questa zona del cervello è proprio quella responsabile della razionalità e del controllo. Il giovane adolescente non è ancora in grado di operare delle scelte, di controllare le proprie pulsioni e si trova in balie delle proprie emozioni, talvolta negative.

Il futuro non è una promessa

Il giovane adolescente, quindi, non riesce ad avere un’idea razionale della vita e soprattutto vede il futuro non come una promessa e come un qualcosa su cui fare affidamento e speranze, ma vede piuttosto dinanzi a sé un grande problema dal quale tende a fuggire. Fuggendo il giovane si rifugia in un presente assoluto senza fare progetti e speranze per le fasi di vita successive. La vita si risolve in un vivere “alla giornata” senza uno scopo per il quale vivere e impegnarsi.

Galimberti definisce questa età come età del Nichilismo, ovvero assenza di scopi, assenza di riposte ai perché e svalutazione di tutti i valori.

perche’ impegnarsi se il futuro e’ incerto?

Il giovane si chiede perché debba impegnarsi nella vita se dopo non c’è una realtà promettente e uno scopo preciso da raggiungere. Il giovane non è motivato, manca proprio la motivazione essenziale per andare avanti e perseguire degli scopi.

In casi più gravi il giovane si chiede proprio il senso del suo stare al mondo in mancanza di una motivazione valida. Basti pensare a quanto sia alto il tasso di suicidi in Italia ogni anno. Grandi responsabilità hanno la famiglia e la scuola. Molte famiglie non si sono ben adattate a questi rapidi cambiamenti nel mondo.

i primi anni di vita e le mappe emotive e cognitive

Secondo la psicoanalisi Freudiana e secondo le neuroscienze proprio nei primi tre anni di vita si formano le mappe emotive che guidano la conoscenza del mondo nel bambino. Ci si chiede se i genitori hanno cura dei bambini in questa delicata fase di formazione delle mappe emotive e cognitive. Accade spesso che in una famiglia siano entrambi i genitori a lavorare e questo rende difficile seguire il figlio nella sua crescita.

Accade spesso che di fronte a delle richieste del bambino i genitori non rispondano correttamente a causa della mancanza di tempo, a causa del lavoro e quando i genitori non rispondono a tali richieste il bambino prova una forte frustrazione, una perdita di autostima, un’incrinatura della propria identità.

L’identità non si forma con il semplice stare al mondo ma è piuttosto il prodotto di una relazione sociale e le prime relazioni sociali sono proprio quelle che si hanno in famiglia. L’identità è un fatto sociale e non un fatto naturale, da qui nasce la necessità di attenzione nei confronti del piccolo della famiglia.

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Pubblicato da Silvana Santospirito

Temi e teorie interessanti di ambito psicologico.

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