Lo sviluppo del bambino secondo Jean Piaget
Piaget e la sua teoria sull’infanzia
Possiamo a questo punto descrivere una delle più note ed influenti teorie sullo sviluppo psicologico del bambino, elaborata da Jean Piaget.
Piaget, nato a Neuchatel il 9 agosto 1896, è stato uno psicologo, biologo, pedagogista e filosofo svizzero, è considerato il fondatore dell’epistemologia genetica, la quale disciplina si occupa “della formazione e del significato della conoscenza e dei mezzi attraverso cui la mente umana passa da un livello di conoscenza inferiore ad uno giudicato superiore”[1].
Secondo Piaget l’individuo che conosce non è un passivo recettore di influenze ambientali, ma è attivo costruttore delle proprie conoscenze. L’individuo non percepisce passivamente l’ambiente, non ne subisce gli stimoli, ma risponde attivamente a questi stimoli e si costruisce una propria percezione del mondo.
Secondo Piaget la conoscenza del mondo esterno è frutto di una costruzione graduale che inizia fin dalla prima infanzia e gli oggetti esterni vengono man mano compresi e interiorizzati. L’interiorizzazione è quel processo secondo cui un oggetto esterno viene visto, compreso elaborato e fatto proprio nella mente. Interiorizzare vuol dire essersi fatta un’idea e un concetto mentale riguardo un oggetto o un evento e saperlo riprendere dalla memoria al momento opportuno.
Quindi Piaget propone una teoria organismica, i cui assunti di base sono: “lo sviluppo è comprensibile all’interno della storia evolutiva delle specie, di cui l’organizzazione biologica e psicologica dell’uomo costituisce l’apice; il nostro organismo è attivo e si modifica attraverso gli scambi con l’ambiente; lo sviluppo consiste nella trasformazione di strutture che non sono innate, ma si costruiscono grazie all’attività dell’individuo”[2].
E’ proprio l’attività che sta alla base della crescita e dello sviluppo dell’individuo che lentamente si costruisce la propria rappresentazione interna del mondo. Tutte le attività che i bambini svolgono, dalla nutrizione, al gioco, all’ascolto di una fiaba ecc. sono fondamentali per il suo sviluppo cognitivo che ha bisogno assolutamente di stimoli.
Questo non vuol dire che gli stimoli debbano essere eccessivi, ma è importante che la mente del bambino venga stimolata adeguatamente al momento giusto e che il bambino si riesca a creare degli schemi mentali delle sue giornate. Saper riconoscere i diversi momenti della giornata e le diverse attività che vengono svolte è un passaggio fondamentale per il piccolo che lentamente cresce e si sviluppa.
Il bambino ha bisogno di punti di riferimento, di scandire i momenti della propria vita e ha bisogno di avere un’adeguata percezione del tempo. Quando il bambino impara che la giornata ha un’organizzazione ed è scandita da diverse attività, questa è una conquista importante che lo guiderà nell’organizzazione della sua vita presente e futura.
Dunque, secondo Piaget, lo sviluppo mentale è guidato dallo stesso principio che regola l’evoluzione biologica degli organismi viventi, secondo il quale le strutture interne si modificano ogni qualvolta devono far fronte a nuovi bisogni. Sono proprio i bisogni che si presentano che permettono lo sviluppo di nuove strutture mentali e cognitive.
Tali modificazioni sono il risultato dell’interazione tra due processi: l’assimilazione e l’accomodamento. L’intelligenza ad esempio è assimilazione in quanto incorpora nel proprio schema i dati dell’esperienza, ma è al tempo stesso accomodamento poiché gli schemi attuali vengono modificati per adattarli ai nuovi dati.
Queste due funzioni complementari, che garantiscono un equilibrio tra continuità e cambiamento, determinano l’adattamento dell’organismo all’ambiente. L’equilibrio tra assimilazione e accomodamento è destinato a rompersi e a ricostituirsi continuamente in forme più avanzate.
[1]N.Filograsso, R.Travaglini,Piaget e l’educazione della mente, Franco Angeli, Milano 2007, p 71.
[2]L. Camaioni, P. DiBlasio, Psicologia dello sviluppo,op. cit.,p 90.
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