Evoluzione storica degli asili nido, parte 1

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Evoluzione storica degli asili nido, parte 1

Il presente lavoro tratta dell’evoluzione storica degli asili nido andando a descrivere anche le principali teorie psicopedagogiche che hanno approfondito il mondo dell’infanzia ed infine delinea le caratteristiche della figura dell’educatore d’infanzia ai giorni d’oggi.

Si farà cenno anche alle più importanti leggi che nel corso del tempo hanno regolamentato la vita dei più piccoli, giungendo alle più recenti leggi, come ad esempio la 107/2015 “Legge della buona scuola”, la quale è stata pubblicata in gazzetta ufficiale il 25 gennaio 2018 per quanto riguarda il piano nazionale per la promozione della riforma di scuole materne e asili nido.

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Vi è una sostanziale differenza tra la visione dell’infanzia ai giorni d’oggi e la visione passata. L’infanzia durante il Medioevo era un periodo molto difficile, la mortalità infantile era altissima: secondo alcuni storici un bambino su tre moriva prima dei cinque anni. Appena nati i bambini venivano fasciati poiché si pensava che le piccole ossa fragili potessero spezzarsi o crescere storte.

La madre naturale quasi mai allattava, i bambini venivano affidati a delle balie, assunte a contratto dal padre, in modo che la madre potesse avere nuove gravidanze.

Asili nido

Il bambino veniva considerato un adulto in miniatura, poiché non vi era nessuna concezione scientifica o pedagogica dell’infanzia, vi era infatti una precoce adultizzazione del bambino; i bambini appena liberati dalle fasce entravano a far parte del mondo degli adulti e ciò era evidente ad esempio attraverso l’abbigliamento. Vi era una scarsa considerazione fisica e psicologica dell’infanzia, tanto che l’alta mortalità infantile creava una sorta di indifferenza e quasi insensibilità.

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I luoghi deputati all’educazione dei “piccoli uomini” erano la bottega e la chiesa. Con l’età moderna abbiamo invece una nuova scoperta dell’infanzia ed un nuovo interesse psicologico e preoccupazione nei confronti della famiglia, la quale deve rappresentare il nuovo luogo educativo dei bambini.

Il bambino quindi non è più considerato un piccolo d’uomo, ma una persona dotata di caratteristiche proprie e quindi un essere da allevare e da proteggere.

Dunque con l’età moderna si assiste ad una diminuzione della mortalità infantile, migliorano le condizioni di allevamento dei bambini e si attribuisce una grande importanza al gioco. Il gioco è infatti considerata un’attività fondamentale, indispensabile per la crescita e lo sviluppo del bambino.

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Attraverso il gioco il bambino costruisce rapporti con i coetanei, impara a stare con gli altri e più avanti impara ad assumere liberamente un ruolo di rispetto nei confronti del gruppo di cui fa parte.

Dunque con l’età moderna si sviluppa un “sentimento dell’infanzia”, ovvero un sentimento caratterizzato da amorevolezza, tenerezza, cure e tutela.

Il “piccolo uomo” cessa di essere un “non valore” ed assume il volto dell’innocenza. Si desume quindi che è necessario farsi solleciti nei confronti dei bisogni del bambino ed essere attenti osservatori ed accompagnatori dei cambiamenti che caratterizzano la sua crescita.

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Pubblicato da Silvana Santospirito

Temi e teorie interessanti di ambito psicologico.

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