Il metodo scientifico per valutare l’intelligenza e i test standardizzati

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La valutazione dell’intelligenza e i test

Quando la psicologia inizia ad occuparsi di valutazione dell’intelligenza attraverso i test?

Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento nascono i test per la valutazione dell’intelligenza. Con la diffusione della scolarizzazione che caratterizza le società occidentali avanzate, vi è la necessità di stabilire, in base a criteri scientifici, lo sviluppo e il livello di intelligenza dei bambini.

Necessità di uno strumento diagnostico

Con il fenomeno della scolarizzazione, che si estende a fasce sempre più ampie di popolazione, si presentano i problemi del disadattamento e dell’insuccesso scolastico. I responsabili dell’istruzione decidono di ricorrere a uno strumento diagnostico, che consente di valutare le differenze individuali del funzionamento dell’intelligenza e individuare il ritardo mentale.

La scala di Binet-Simon

Nel 1905 Alfred Binet costruisce un test di intelligenza da somministrare agli alunni delle scuole elementari; il test ha lo scopo di individuare i bambini che necessitano di un programma educativo speciale; lo strumento diagnostico di Binet viene denominato “Scala di Binet-Simon” e distingue tra intelligenza normale e ritardo, individuando anche i diversi gradi di ritardo mentale.

Questo test è considerato il primo strumento ufficiale per la misurazione e valutazione dell’intelligenza e va ad indagare sulla memoria, l’attenzione, la comprensione e il linguaggio dei bambini. La scala di Binet-Simon consente di misurare il quoziente di intelligenza (QI). Esso è il rapporto tra l’età cronologica del bambino e la sua età mentale. Attualmente questo sistema per misurare il QI non è più utilizzato. Gli studiosi hanno, infatti, sostituito il QI con il confronto tra la prestazione del singolo bambino e quella di un ampio gruppo di bambini della stessa età.

 

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Test di intelligenza utilizzati oggi

I test di intelligenza che gli studiosi usano maggiormente oggi sono:

  • la Scala Stanford-Binet, che valuta soprattutto le capacità verbali (cultura, aritmetica, comprensione etc.)
  • e la Wechsler Intelligence Scale for Children (Wisc-R), che valuta le capacità percettive e la logica non verbale.

Critiche ai test di intelligenza

I test di intelligenza sono stati criticati, soprattutto per quanto riguarda la concezione dell’intelligenza su cui si basano. Attraverso i test, infatti, l’intelligenza viene vista come un capacità unitaria e stabile, un potenziale finito con cui l’individuo nasce e che rimane costante durante la sua crescita. E’ importante, invece valutare i cambiamenti qualitativi e l’influenza delle condizioni ambientali. I test di intelligenza, inoltre, possono portare alla discriminazione ed emarginazione dei bambini meno dotati o appartenenti alle culture minoritarie.

Howard Gardner e le intelligenze multiple

Durante gli anni Ottanta del secolo scorso, gli studiosi dell’intelligenza hanno cercato di superare i limiti che i test imponevano, adottando una visione più ampia. In particolare, Howard Gardner (1943), propone l’esistenza di intelligenze multiple. Egli distingue tra otto tipi di intelligenza: linguistica, musicale, logico-matematica, spaziale, corporeo-cinestesica, intrapersonale, interpersonale e naturalistica; soltanto due di questi tipi di intelligenza possono essere misurati attraverso i test.

 

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La teoria triarchica di Sternberg

Robert Sternberg (1949) propone una teoria triarchica che prevede tre diversi aspetti dell’intelligenza:

  • L’intelligenza componenziale, corrisponde a ciò che si misura con i test, ovvero il pensiero analitico
  • Esperienziale, intuitiva, originale e non convenzionale.
  • Contestuale, la quale rende possibile un buon adattamento sociale e implica la capacità di comprendere e sfruttare le situazioni a proprio vantaggio.

Secondo studi più recenti, i test di intelligenza non sono un metodo completo per valutare il livello di sviluppo cognitivo, ma possono dare soltanto indicazioni su alcune abilità specifiche. L’intelligenza, infatti, non è un fattore unitario; essa riguarda un insieme di capacità, le quali cambiano qualitativamente nel corso dello sviluppo.

Ad ogni fase evolutiva l’intelligenza consiste in un insieme di capacità che sono relativamente specifiche di quella fase. I comportamenti che misurano l’intelligenza in una determinata fase, quindi, possono essere molto diversi dai comportamenti adatti a misurarla in uno stadio successivo. I punteggi ottenuti ad un test di intelligenza, vanno considerati come una misura delle capacità presenti, ma non come indice delle capacità future.

E’ importante considerare l’influenza dell’ambiente e delle esperienze riguardanti lo sviluppo intellettivo. L’intelligenza, dunque, non è una capacità fissa e predeterminata. Secondo i nuovi approcci, infatti, l’intelligenza è il risultato delle interazioni tra le facoltà cognitive individuali e le condizioni ambientali. La valutazione dell’intelligenza attraverso i test, non tiene conto delle condizioni ambientali, le quali hanno molta influenza sullo sviluppo cognitivo.

Per quanto riguardo la valutazione dell’intelligenza nei bambini, è importante tenere in considerazione l’adeguatezza degli stimoli offerti al bambino, la regolarità e la predittività dell’ambiente e un’appropriata stimolazione verbale. Le stimolazioni sono, infatti, fondamentali per il corretto sviluppo cognitivo del bambino e devono essere adeguate e mai eccessive.

 

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https://it.wikipedia.org/wiki/Intelligenza

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Pubblicato da Silvana Santospirito

Temi e teorie interessanti di ambito psicologico.

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